Quando parliamo di Pet-Therapy, molte persone pensano solamente al cane, o gatto di casa come possibile collegamento e rapporto fra animale e paziente, non è così. L’intuizione del valore terapeutico degli animale risale all’antichità. Bisogna giungere al XVIII secolo per osservare, presso scuole anglosassoni, l’effetto benefico esercitato dalla presenza di cani e gatti sull’umore e sulle condizioni di salute dei pazienti; in particolare, occupandosi di questi animali consentiva a malati di mente di acquistare un certo equilibrio ed interesse per il mondo esterno.
Nella seconda metà del XIX secolo, un medico francese sperimento i risultati positivi che l’ippoterapia dimostro su portatori di handicap neurologici e durante la seconda guerra mondiale, animali da compagnia vennero utilizzati come supporto per ridurre i danni psicologici causati a molte persone dagli eventi bellici.
Per indicare questa tipologia di approccio da parte della medicina, si utilizza il termine Pet-Therapy, coniato dallo psichiatra infantile Boris Levinson nel 1953 in seguito ad una scoperta casuale: un bambino in cura da lui con tratti autistici, si dimostra più spontaneo e disponibile all’interazione dopo aver avuto un contatto da lui stesso voluto con il cane di proprietà di Levinson.
Le persone affette da problemi psichici, da molti anni viene ormai curato con l’aiuto della Pet-Therapy. I casi dove si sono visti segni di miglioramento più rapido ed accentuato è stato quando i pazienti erano in età adolescenziale. Nei casi di ragazzi con disturbi specifici di apprendimento, la Pet-Therapy ha migliorato di molto il corso scolastico. Nel nostro istituto gli animali sono all’ordine del giorno e molti alunni con D.S.A. mostrano dei notevoli segni di miglioramento che associato ad un piano di studi personalizzato, permette una maggiore integrazione nella realtà scolastica ottenendo degli ottimi risultati.
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