Green Economy: 7 regole per la sostenibilità agroalimentare

Recentemente presso la Sala Aranciera del Museo dell’Orto Botanico di Roma, è stato esposto il Manifesto della Green Economy. Il documento è stato approvato dal Consiglio Nazionale della Green Economy e contiene 7 proposte dedicate alla filiera agroalimentare globale per raggiungere il tanto sospirato sviluppo sostenibile, per salvaguardare la salute della la popolazione e del territorio.
La riflessione che è alla base del Manifesto è partita dal contesto italiano, ma verrà diffusa a livello internazionale grazie anche alle traduzioni del documento che verranno effettuate. Infatti le indicazioni sono attuabili tanto in Italia quanto nel resto del mondo.
Negli ultimi anni l’Italia ha raggiunto traguardi importanti in termini di sostenibilità ambientale:
- la produzione di energia rinnovabile di origine agricola è cresciuta da 6 a 7,8 milioni di Tep tra il 2010 e il 2012;
- ha ridotto le emissioni di gas serra di 10 Mton di CO2Eq dal 1990 al 2013 ed è responsabile del 7,1% delle emissioni di gas serra nazionali;
- ha registrato una flessione del consumo di fitofarmaci, passati da 11,2 Kg/Ha nel 2010 a 9,2 nel 2013;
- il 10% della superficie agricola italiana è occupata da coltivazioni biologiche (1,3 mln ettari);
- l’Italia è seconda in Europa per coltivazioni bio subito dopo la Spagna.
Un quadro si può dunque giudicare positivo, nonostante alcune criticità.
Ecco le 7 proposte del Manifesto:
- Adottare la visione della green economy per assicurare uno sviluppo durevole e di qualità della produzione agroalimentare, che consenta di produrre il cibo necessario alle presenti e alle future generazioni, reddito adeguato per gli agricoltori, occupazione e qualità ecologica dei prodotti e delle modalità di coltivazione.
- Coordinare la multifunzionalità con la priorità della produzione di alimenti. L’agricoltura alimenta anche un settore importante e dinamico della green economy: la bioeconomia, basata sulla valorizzazione di biomasse. Tali attività, insieme ad altre attività sociali e ricreative, se sono integrate e sostenibili per i territori e non sottraggono suoli e produzioni destinate all’alimentazione, contribuiscono a migliorare il presidio e la cura del territorio.
- Attuare misure di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica. L’agricoltura può dare un contributo importante alla mitigazione della crisi climatica, sia con attività di assorbimento di gas serra, sia riducendo le emissioni. Resta altresì necessario rafforzare ed estendere misure di adattamento, accelerando la diffusione di azioni e pratiche agronomiche in grado di aumentare la resilienza dell’agricoltura ai cambiamenti climatici (con la scelta di varietà vegetali e specie animali più resistenti, il reintegro sistematico nel suolo della sostanza organica, l’adozione regolare di rotazioni con leguminose, la diffusione di tecniche e misure di risparmio idrico).
- Superare modelli agricoli non più sostenibili e promuovere la diffusione delle buone pratiche.
- Tutelare la sicurezza alimentare, potenziare i controlli e le filiere corte. Come? Migliorando e potenziando i controlli su scala globale; rafforzando la lotta alle frodi e alle manipolazioni nocive degli alimenti; puntando sulla tracciabilità; rafforzando le filiere agroalimentari corte e le produzioni locali.
- Fermare lo spreco di alimenti, assicurare la circolarità dell’economia delle risorse agroalimentari.
- Fermare le minacce alla produzione agroalimentare e ai suoli agricoli: il suolo agricolo è un capitale naturale non sostituibile, va conservato perché è un’infrastruttura verde strategica.