Sembra quasi diventato un imperativo: occorre coniugare sostenibilità ed efficacia anche nella fertilizzazione.
Studi recenti hanno dimostrato il rispetto ambientale e l’efficacia che risiede nei fertilizzanti organo-minerali. I risultati provengono da Scam, azienda leader del settore concimi.
L’Unione Europea è già da tempo al lavoro per creare una norma che regoli il settore dei fertilizzanti. L’iter di revisione del Reg. 2003/2003, che definisce e limita le categorie di fertilizzanti ammesse nel vecchio continente, dovrebbe concludersi nei primi mesi del 2015.
Il focus è sui concimi inorganici, organici e biostimolanti. Anche per quanto riguarda i fertilizzanti organo-minerali si è in attesa di ulteriori definizioni normative, data anche la titubanza di alcuni Paesi membri che hanno la necessità di delineare precisi limiti in termini di sostanza organica e nutrienti.
Anna Benedetti, direttrice del Cra-Centro di ricerca per lo Studio delle relazioni tra pianta e suolo, durante un convegno ha sottolineato: “Gli organo-minerali – sostiene – non sono infatti un banale mix. Sono ottenuti per reazione, per fissare i nutrienti minerali a matrici umificate di qualità. Solo così possono garantire adeguate prestazioni”.
Tutto ruota attorno all’obiettivo primario, ossia la valutazione dell’impatto economico, sociale e ambientale che inevitabilmente toccherà la riforma della normativa dei fertilizzanti.
Da una analisi formulata su un organo-minerale marcato isotopicamente, sembrerebbe che la migliore prestazione ambientale, con minore mobilizzazione dell’azoto nelle acque di lisciviazione rispetto al concime minerale, è dato proprio dall’organo-minerale che delinea anche una maggiore disponibilità dell’elemento per la coltura.
Di conseguenza si produrrebbe minore quantità di CO2 e nitrati
L’agricoltura sostenibile è ormai da moltissimi anni al lavoro per tentare di trovare una soluzione che sia non solo efficace ma anche sostenibile
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