Un tempo venivano bollati come svogliati o poco volenterosi, ma così non è. I bambini/ragazzi che soffrono di disturbi legati all’apprendimento solamente in Toscana sono circa l’1,1% degli alunni totali della regione. Questi ragazzi soffrono di dislessia, disgrafia o discalculia, queste sono solamente tre delle possibili disturbi legati all’apprendimento. Tali disturbi sono stati anche al centro del terzo convegno nazionale “In classe ho un bambino che…”, organizzato dalla rivista “psicologia e scuola”.
Durante l’incontro al Palazzo dei Congressi di Firenze, hanno preso parte personaggi di spicco della psicologia, come Wolfgang Schneider dell’Università di Wurzburg, celebre per i suoi studi pionieristici sullo sviluppo delle strategie cognitive, e Sergio Della Sala (Università di Edimburgo), neuropsicologo e autore di un recente testo sulla applicazione delle neuroscienze all’educazione.
Giacomo Stella in merito ai dati emersi riguardo gli alunni con disturbi specifici ha dichiarato: “La differenza sostanziale è che adesso sappiamo riconoscere questi disturbi. Se noi dotiamo questi bambini di supporti adeguati, diamo loro la possibilità di raggiungere ogni tipo di traguardo”, insomma, un ragazzo dislessico può tranquillamente arrivare a laurearsi. Ma come possiamo riconoscere questi disturbi in un bambino?
“Un bimbo che dopo i 4 anni si esprime con parole male articolate ha l’80% di probabilità di sviluppare un disturbo specifico dell’apprendimento, Di fronte a queste difficoltà, è naturale che i docenti si sentano spiazzati. Gli alunni con questi tipi di disagio non hanno diritto al sostegno. Deve essere quindi l’insegnante della classe ad adottare tutti quegli accorgimenti necessari. Puntando in particolare all’individualizzazione della didattica, che deve essere quanto mai aperta e flessibile”.
Insomma, il primo passo deve essere dell’insegnante in grado di recepire i primi sintomi di questi disturbi. Paola Passotto, direttrice editoriale Giunti Os ha dichiarato “Il modello didattico tradizionale deve essere in parte superato. La sfida è prendere atto delle modifiche della nostra società per poi individuare le migliori strategie di apprendimento”. Come dargli torto?
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