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Tecnologia

Avete mai sentito parlare della semina in asciutto del riso? E' una tecnica che negli ultimi anni sta acquisendo sempre più spazio e che garantisce un minore impatto ambientale grazie al basso consumo di acqua. Ma non solo, perché questa tecnica consente anche un maggior risparmio per gli agricoltori.(altro…)

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Con l’avvento di internet ormai le cartoline postali sembrano ormai essere passate di moda. Per chi non rinuncia però a questa piacevole attività di inviare le cartoline dai luoghi di vacanza, arriva un progetto tutto green le ecoposcard con le quale oltre a salutare un amico rimasto in città, si può far crescere una piantina!Eco-poscard è una nuova cartolina 100% ecologica e si può scegliere tra: melanzana finocchio, girasole, campanella e molte altre varietà.All’interno della cartolina green si nasconde una cialda al cui interno vi sono i semi della pianta selezionata. Con poche e semplici cure farà crescere una bellissima piantina direttamente sulla cartolina.Tutti i materiali sono ecologici: il prodotto è 100% riciclabile con un interno in cartoncino riciclato ed un esterno fatto di carta di canapa.Come sottolineato dall’Amministratore di ABC Gadget, David D’Alessandro: “La novità di questa cartolina risiede nella capacità di coinvolgere chi la riceve in parte attiva, comunicando che insieme è possibile crescere in modo etico e naturale”Un’altra caratteristica è la possibilità di personalizzare la cartolina rendendola più accattivante e allegra. A seconda dei gusti poi, anche i semi possono essere scelti:campanella ipomea;girasole;melanzana;finocchio;melone;peperoncino ornamentale.Non ci resta che diventare eco-viaggiatori e spedire queste bellissime eco-cartoline!

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Alcuni studiosi hanno scoperto un materiale che potrebbe rivoluzionare il mondo dell’ecologia.Il Grafene è stato scoperto da un team di scienziati russi, Kostya Novoselov e Andre Geim, che grazie alla loro intuizione hanno ricevuto il premio Nobel per la fisica nel 2010.Il grafene si presenta come un materiale versatile ed ecologico, già oggetto di numerose ricerche, si presta in modo efficace nel settore delle bonifiche delle acque dai rifiuti pericolosi, nell’energia pulita e nel fotovoltaico.Da oggi in poi il lmateriale potrebbe essere tratto dai rifiuti organici urbani.Alcuni scienziati della City University di Hong Kong stanno tentando di sperimentare nuove tecniche per convertire i rifiuti organici urbani in grafene.Cosa è il grafene?Come si evince dal web il grafene è:un materiale costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio (avente cioè uno spessore equivalente alle dimensioni di un solo atomo) ed è duro quanto il diamante. Questo minerale non è presente in natura, ma viene ottenuto in laboratorio dalla grafite.E’ sottile, trasparente come il vetro e resistente più dell’acciaio ed è un conduttore elettrico più potente del rame.Per tutti questi motivi viene considerato il materiale del futuro. Può essere utilizzato in tutti i campi dell’elettronica e della tecnologia.Grazie all’utilizzo di questo materiale potremo :dire addio a monitor. Gli schermi costruiti con il grafene risulteranno pieghevoli e arrotolabili come fogli di carta;creare “fogli” in grado di immagazzinare grandi quantità di energia (carta da parati elettronica che tratterrà energia prodotta grazie al movimento del corpo);utilizzare la nuova tecnica nel campo della tecnologia personale: dispositivi mobili, fogli digitali di informazione.Per queste funzioni e per tutte quelle che sono ancora al vaglio degli scienziati, il grafene viene chiamato: “materiale delle meraviglie”.

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La Spagna è uno dei paesi più virtuosi nel campo dell’energia rinnovabile. Basti pensare che nel 2005 la Spagna è stata il primo paese ad investire nell’istallazione di pannelli fotovoltaici elettrici in nuovi edifici e il secondo paese al mondo a volere installazioni di impianti fotovoltaici termici. Attualmente il paese iberico vuole investire nelle energie rinnovabili. L’idea è quella di utilizzare un modello di lampione stradale che sfrutti le fonti di energia rinnovabili per illuminare le città. L’idea nasce da una collaborazione tra l’Università della Catalogna la startup Eolgreen. L’idea, davvero innovativa, non riguarda solo l’utilizzo di un palo della luce attivato da pannelli solari, ma prevede anche un impianto combinato di pannelli solari policristallini, turbina eolica, due  batteria di accumulo ed un sistema di controllo elettronico. Il progetto prevede di far durare il lampione per diverse notti, consentendogli di illuminare parchi e strade. Si tratta di un vero e proprio sistema eolico di seconda generazione che, installato nella pala del lampione, consentirebbe una raccolta di energia più efficiente. Questo sistema arriverebbe a produrre 100 watts di energia in un range che va dai 10 ai 60 giri al secondo. Secondo lo studio la batteria potrebbe consentire al lampione alimentato ad energia eolica, un funzionamento pari a circa 6 notti. In questo modo quindi non ci sarebbe più il problema di illuminare le strade anche di notte per incrementare la sicurezza. Un set di luci a led e la possibilità di trasmettere alla centrale eventuali problemi, insieme alla capacità di funzionare in modo autonomi dalla rete, l’intero sistema promette di essere davvero innovativo. Riuscirà l’Italia ad adottare anch’essa un sistema di illuminazione sostenibile?

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Molti studiosi ultimamente stanno focalizzando l’attenzione sulla fotosintesi clorofilliana per poterne ricreare le modalità ed utilizzarla per creare nuovi metodi alternativi di generazione di elettricità senza creare danni al Pianeta. Sempre più ricercatori e scienziati tentano di verificare se sia possibile utilizzare le piante come se fossero pannelli solari biologici. Il designer svizzero Fabienne Felder in collaborazione con Paolo Bombelli e Ross Dennis, dell’Università di Cambridge, hanno creato un impianto chiamato Cells Foto Microbial Fuel. L’utilità di questo progetto risiede nel fatto che le celle riescono a catturare gli elettroni prodotti dalle piante durante il processo di fotosintesi clorofilliana. L’idea iniziale era quella di produrre una superficie elettrogena di muschio con cui rivestire spazi, come ad esempio le cabine degli aerei. Successivamente che per rendere fattibile un tale progetto avrebbero dovuto concentrarsi su oggetti di uso quotidiano. Di qui nasce l’idea di creare la prima radio ecologica la Moss FM. La scelta è ricaduta sul muschio perché è una pianta che normalmente non rischia di essiccare. Il punto a sfavore è che il muschio non ama la luce solare diretta. In Gran Bretagna esistono almeno 20,000 tipi diversi di muschio, alcuni di essi hanno dato esito positivo mentre altri un po’ meno. Per tale ragione si è provato anche con un’altra fonte ottimale di energia, le risaie le quali sono anche conosciute per il loro elevato bisogno di acqua. Moss FM si compone di dieci celle del tipo Cells Foto Microbial Fuel che possono essere collegate fra loro in serie o in parallelo. Attualmente sono in grado di catturare solo l’0,1% di elettroni prodotti dal muschio, magli esperti sostengono che sia in grado di rivoluzionare il mondo dell’energia rinnovabile. Felder sostiene che questo processo abbia bisogno dello stesso tempo che ha caratterizzato l’ingresso del fotovoltaico sul mercato. Prima di tutto occorrerà selezionare i materiali conduttori ottimali, successivamente bisognerà individuare le giuste piante e poi studiare i sistemi di irrigazione e manutenzione adatti al fine di garantire un flusso stabile di elettricità. E’ presumibile che in circa 5 o 10 anni questa tecnologia possa davvero essere applicata ad ampio raggio e riconsiderare l’utilizzo dell’energia.

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Un’azienda olandese sta studiando come riuscire ad emulare il processo di fotosintesi clorofilliana per ricavare elettricità rinnovabile da fonti “naturali” e sicure.L’obiettivo è quello di utilizzare le piante per produrre energia elettrica subito disponibile e pulita.Sembra impossibile, ma di fatto è l’obiettivo che si è prefissata una startup olandese con l’intento di rivoluzionare il settore delle rinnovabili.Plant-e è stata fondata nel 2009 da due ricercatori del dipartimento di tecnologia ambientale dell’Università di Wageningen. La startup è da tempo concentrata sullo sviluppo di una tecnica di produzione energetica basata sul  plant-microbial fuel cell che sfrutta la fotosintesi clorofilliana delle piante per produrre energia elettrica a basso impatto ambientale.Gli esperti spiegano che durante la fotosintesi clorofilliana le piante producono delle sostanze organiche che in parte vengono espulse dalle radici e liberate direttamente nel terreno.Grazie al posizionamento di elettrodi i ricercatori di Plant-e sono riusciti a catturare gli elettroni scartati dai microrganismi che consumano quelle sostanze e sfruttare l’energia prodotta dalla differenzia potenziale.Successivamente l’energia viene trasformata in elettricità senza creare danni alla pianta stessa.Ad oggi, il sistema testato solo nei Paesi Bassi e solo su piccola scala ed è in grado di produrre appena 0,4 W per 1 mq. L’obiettivo dei ricercatori, però, è di arrivare a circa 3,2 W generati da un’area di 100 mq che sarebbero sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico annuale medio di una famiglia. È sufficiente avere a un’area coltivabile molto umida, una fonte luminosa e dell’acqua.Questa scoperta potrebbe rivelarsi utilissima per portare energie nelle aree più disagiate e povere del mondo. Ad esempio nelle aree utilizzate come risaie oppure vicino a zone umide dove la vegetazione è abbondante.Che si sia finalmente arrivati all’alba di un nuovo modo di creare energia libero dalle fonti fossili?

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