Dopo oltre vent’anni di attesa, è finalmente entrato in vigore il Regolamento 203/2013 nel settore del vino biologico. Prima di questo regolamento non vi erano regole prestabilite per quanto riguarda la fase conclusiva della produzione del vino ossia la giacenza in cantina e la relativa distribuzione, dalla vendemmia dello scorso anno il regolamento è entrato in vigore.
L’oggetto della diatriba degli ultimi decenni riguarda l’anidride solforosa. Tale sostanza chimica è indispensabile per la vinificazione soprattutto dei bianchi ed è ammessa anche nel vino biologico, seppur in misura più ridotta. L’anidride solforosa è una sostanza che va dichiarato in etichetta e allergenica. Il vino biologico in questi ultimi anni sta assumendo un ruolo importante nel mercato, nel 2012 la spesa per il vino biologico è aumentata del 7,3%.
Molto interessante appare l’iniziativa VIVA presentata all’ultima edizione di Vinitaly, tenutasi a Verona con l’allora Ministro Corrado Clini. Il progetto pilota VIVA ha come obiettivo quello di accompagnare le aziende vinicole italiane verso una certificazione d’impatto ambientale secondo i canoni della Life cycle analysis, analizzando tutta la filiera: produzione delle materie prime, vinificazione, imbottigliamento, trasporto e distribuzione al dettaglio.
L’analisi tiene conto
dell’uso delle risorse ambientali e dell’impatto negativo di ciò che produce la filiera. Tutto questo per rispondere alle richieste sempre più biologiche dell’utenza del comparto vino, ma soprattutto aprire la strada a nuovi mercati e garantire maggiore sostenibilità ambientale e ottimizzare i processi produttivi.
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