La regione Emilia Romagna ha lanciato un progetto, chiamato Climate Change ER, con il quale si vuole ridurre la produzione di gas serra e di conseguenza ridurre anche l’impatto ambientale che essi provocano.
Si tratta di un ulteriore tentativo per cercare di trovare un rimedio alla difficile situazione in termini ambientali, in cui è caduto il pianeta.
Il programma si prefigge lo scopo di creare nuove tecniche di coltivazione e di allevamento che riducano la produzione di CO2 e tutte quelle sostanze che sconvolgono, per il loro massivo utilizzo, il clima della Terra.
Il progetto ha il merito di aver unito l’amministrazione pubblica, i produttori agricoli, i gruppi nazionali ed internazionali dell’agroalimentare ed anche della grande distribuzione, direzionando le forze su un unico scopo: prendere provvedimenti circa i contratti di fornitura.
I protagonisti di questa collaborazione sono noti alla collettività: Barilla, Coop, Granarolo, Granterre, Centro servizi ortofrutticoli (Cso), Apoconerpo e Unipeg.
Uniti alle aziende figurano anche noti partner scientifici: l’Arpa (l’Agenzia regionale di prevenzione e ambiente) e gli enti di ricerca Crpv e Crpa.
La Commissione Europea ha già provveduto all’approvazione di questo progetto nell’ambito del programma Life. Una stima dei costi preliminare indica una spesa di circa 1,8 milioni di euro di cui il 50% cofinanziato dall’Europa, per una durata di circa 3 anni.
I settori coinvolti sono quelli del grano duro, pomodoro da industria, pero, pesco, fagiolino e, sul fronte zootecnico, quello dei bovini da latte e da carne.
L’obiettivo finale è quello di ridurre le emissioni, circa 200 mila provenienti dall’Emilia Romagna, in previsione degli obiettivi europei della Strategia Europa 2020.
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