Stando ad alcune stime, circa il 50% della frutta viene buttata, sia dai produttori, perché troppo brutta per il mercato, e sia dai consumatori perché spesso è troppo matura per essere mangiata.
Visto i ritmi frenetici dei nostri giorni, non è insolito consumare i pasti fuori casa e quindi lasciare la frutta nel cestino quasi “dimenticandola” e ritrovarla dopo pochi giorni ammaccata o ammuffita.
Gli studenti del Centro per la Biologia Integrata dell’Università di Trento, hanno trovato una soluzione utile, intelligente ed ecocompatibile: B.fruity!
In genere i produttori usano una sostanza chiamata etilene, per accelerare la maturazione della frutta in modo da averla sempre pronta per la vendita. Ma questo gas viene ottenuto da fonti fossili, dannose per l’ambiente. I ricercatori hanno trovato alcuni batteri, innocui per l’uomo, che possono essere considerati dei validi sostituti per la produzione del gas.
Con alcune modifiche genetiche, oltre all’etilene, attraverso i batteri si riesce a ottenere anche il metil-salicilato. Si tratta di un altro gas che invece rallenta la maturazione ed evita che la frutta vada a male in tempi brevi.
Grazie ad ulteriori studi è stata realizzata una macchina per poter sottoporre la frutta a questo processo.
A livello domestico si è pensato all’utilizzo di sacchetti di carta sigillati in cui inserire la frutta ed un pacchettino coi batteri.
B.fruity risulta essere un’idea brillante perché permette di ridurre lo spreco e di rendere sostenibile un processo industriale che, di fatto, oggi ancora non lo è.
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