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Cibi low cost: l’allarme di Coldiretti

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La crisi ha portato molte famiglie a rivedere la lista della spesa, tagliando il superfluo e acquistando solo ciò che è realmente necessario. Il necessario in questione, però, si cerca di acquistarlo al prezzo più basso possibile.

Questo fenomeno ha aumentato le vendite nei discount e, di conseguenza, le aperture di nuovi punti vendita. Il settore alimentare a basso costo sembra non conoscere declino.

I prodotti low cost nascondono delle insidie per i consumatori in termini di salubrità perché, si sa, i prodotti alimentari prima di giungere sulle nostre tavole devono superare una serie di controlli che abbracciano tutte le fasi della produzione alimentare, dalle materie prime fino alla vendita del prodotto finito: i controlli vengono attuati per mezzo di ispezione, prelievo di campioni del prodotto, analisi di laboratorio condotte sugli stessi campioni, controlli igienici degli operatori e controlli della documentazione.

I controlli hanno un costo che, inevitabilmente, si ripercuote sul prezzo di vendita al consumatore. Gli alimenti low cost presentano un prezzo troppo basso per aver effettuato e superato la filiera di controlli stabilita dall’Unione Europea e dall’Italia.

Allo stesso tempo si sta assistendo ad un crescendo di allarmi alimentari che in Italia, solo nella prima parte del 2013, ha registrato un aumento del 26% rispetto allo scorso anno.

“Rischi dei cibi low cost”: La Coldiretti ha presentato un dossier alla presidenza dell’UE rilevando l’entrata in Italia di 85mila tonnellate di pomodori con residui chimici, pistacchi e nocciole contaminati da muffe e rischio di contaminazione da Ogm. Dall’est europeo, poi, sono giunti impasti semi-cotti per la preparazione di pane con scadenza 24 mesi grazie a conservanti e additivi di non si sa quale origine.

Questa situazione, non riguarda solo l’Italia ma anche il resto dell’Europa dove vi sono prodotti provenienti da paesi fuori l’UE. Pepe indiano, pomodoro cinese e arance egiziane sono solo alcuni dei prodotti finiti nel mirino della Commissione.

Oltre alla questione sulla salubrità dei prodotti, la Coldiretti sottolinea che è messa a dura prova anche la produzione locale. Occorre quindi un piano strategico per aumentare del 10% la copertura del fabbisogno alimentare puntando su politiche di salvaguardia del suolo agricolo, per favorire la produzione e l’acquisto del made in Italy.